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La BCE alza i tassi di interesse dello 0,25%
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La BCE alza i tassi di interesse dello 0,25%

Dall’inizio del ciclo dei rialzi lo scorso anno ad oggi, la Bce ha alzato i tassi complessivamente di 425pb.
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4 MAG, 2023

Di RankiaPro

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In linea con le aspettative del mercato, nella riunione di ieri la BCE ha aumentato i tassi di interesse di 25 punti base (come la Federal Reserve mercoledì), portandoli al 4,25%. Si tratta del nono aumento consecutivo della Banca centrale europea negli ultimi dodici mesi.

L'agenzia si aspetta che l'inflazione continui a scendere per il resto dell'anno, ma che rimanga al di sopra dell'obiettivo per un lungo periodo di tempo. Ecco le prime reazioni dei professionisti del settore dei fondi di investimento.

Le reazioni degli esperti

Alvaro Sanmartin, Chief Economist, Amchor IS

Come la Fed, anche la Bce oggi non ha sorpreso: ha alzato i tassi di 25 punti base e ha legato eventuali ulteriori rialzi al fatto che i dati lo richiedano. Questo potrebbe essere l'ultimo rialzo di questo ciclo da parte della Bce, ma è molto probabile che i tassi impiegheranno un bel po' di tempo a scendere. Nonostante la debolezza di molti dati macro recenti, c’è anche una certa forza di fondo nell'Eurozona.

Compatibilmente con quanto detto sopra, e pensando ai rischi di rialzo o di ribasso dello scenario dei tassi d'interesse nei prossimi mesi, ritengo che sia più probabile assistere a rialzi che a ribassi.

Gurpreet Gill, Fixed Income Macro Strategist, Goldman Sachs AM

Sebbene il rialzo odierno dei tassi dello 0,25% fosse ampiamente previsto, i dati recenti fanno propendere per un adeguamento più contenuto dopo la riunione di settembre. Questo sentimento sembra essere condiviso dalla BCE, come testimoniano i piccoli aggiustamenti apportati alla dichiarazione post-riunione rispetto a quella rilasciata a giugno. I dati delle indagini PMI hanno sorpreso al ribasso; l'indagine sul credito bancario della BCE riflette la trasmissione della politica più restrittiva all'economia reale e l'inflazione si sta lentamente ma inesorabilmente lasciando alle spalle il picco.

Martina Daga, Junior Macro Economist, AcomeA SGR

In occasione del meeting di politica monetaria di oggi la Bce ha deciso all’unanimità di alzare di altri 25pb i tassi di riferimento, come da attese, portando così il deposit rate al 3.75%, il refinancing rate al 4.25% ed il marginal lending facility rate al 4.50%. Dall’inizio del ciclo dei rialzi lo scorso anno ad oggi, la Bce ha alzato i tassi complessivamente di 425pb.

La lettura del mercato della decisione di oggi è stata sostanzialmente dovish. Se fino allo scorso meeting, infatti, Lagarde è sempre stata molto chiara sul fatto che il ciclo dei rialzi non fosse ancora arrivato alla sua conclusione e che ci fosse ancora strada da percorrere per portare i tassi a un livello sufficientemente restrittivo, in occasione della conferenza stampa odierna il tono è cambiato. La Bce ribadisce la necessità che la politica monetaria sia sufficientemente restrittiva per raggiungere il target del 2% il prima possibile, ma non è più scontato che ulteriori rialzi siano necessari per raggiungere tale livello. Il cambio di un verbo nel comunicato stampa, da “bring” a “set”, lascia intuire che i tassi possano già essere ad un livello sufficientemente restrittivo. L’approccio per le future decisioni di politica monetaria è ora completamente dipendente dai dati e rimangono aperte tutte le possibilità: continuare ad alzare i tassi, fermarsi o fare una pausa solo temporanea per poi riprendere con i rialzi.

La Bce ha anche annunciato la decisione di cambiare la remunerazione delle riserve minime (pari a circa 165 miliardi, una piccola parte rispetto all’ammontare totale di riserve pari a Euro 3.800 miliardi circa) portandola allo 0% anziché al depo rate.

Lo scenario macroeconomico delineato dalla Bce riconosce che l’inflazione sta scendendo, anche se si aspetta che rimarrà troppo alta rispetto al target troppo a lungo nel tempo, in particolare la componente core. Le attività economiche nello scenario di medio termine stanno mostrando segni di deterioramento, come visibile in particolare nel settore manifatturiero che soffre un calo della domanda sia domestico che dall’estero. I servizi rimangono sostenuti, in particolare dal turismo, anche se il momentum sta calando. Il mercato del lavoro rimane forte, con tasso di disoccupazione ai minimi storici, ma allo stesso tempo alcuni degli indicatori prospettici iniziano a mostrare che il trend di crescita è destinato a rallentare. Il Bank Lending Survey relativo al Q2 2023, pubblicato un paio di giorni prima della riunione di politica monetaria, ha mostrato un ulteriore inasprimento delle condizioni finanziarie e che il meccanismo di trasmissione di politica monetaria tramite il canale bancario si sta mostrando efficace. Gli standard per la concessione del credito sono diventati più stringenti anche nel Q2 2023, anche se, per quanto riguarda il credito a imprese e famiglie per acquisto di abitazioni, il restringimento è stato in misura minore rispetto al trimestre precedente. La domanda di credito ha subito un’altra contrazione, più marcata del trimestre precedente per quanto riguarda il credito alle imprese e principalmente per le PMI, gli alti tassi di interesse sono rimasti il driver principale di tale contrazione. Questi sviluppi sono stati giudicati positivi dalla Bce per frenare la domanda e portare l’inflazione verso il target.

Non ci sono novità sul programma di Quantative Tightening: come precedentemente annunciato da luglio la Bce ha smesso di reinvestire tutti i titoli in scadenza del programma APP (corrispondenti a circa Euro 25 miliardi al mese in media). Per il momento rimane garantito il reinvestimento dei titoli in scadenza del programma PEPP fino alla fine del 2024. La liquidità in eccesso ha registrato un calo importante alla fine di giugno passando da circa 4.100 miliardi di euro a 3.600 miliardi, oltre all’avanzamento del programma di QT, questo calo è avvenuto in concomitanza con il ripagamento della scadenza di giugno del TLTRO da parte delle banche europee.

Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price

La guidance odierna della Bce è stata sostanzialmente neutra: un rialzo a settembre rimane una possibilità plausibile e l'interpretazione dovish del mercato è probabilmente esagerata.

Oggi la Bce ha aumentato i tassi di riferimento di 25 punti base, come previsto dal mercato, dal momento che la Presidente Lagarde lo aveva preannunciato a giugno.

La dichiarazione di politica monetaria è stata sostanzialmente neutra e riteniamo che sia stato voluto per segnalare una svolta verso la piena dipendenza dai dati. Sono state menzionate le preoccupazioni relative a un periodo prolungato di inflazione superiore all'obiettivo ed è stato riconosciuto che, sebbene alcune misure dell'inflazione sottostante mostrino segni di attenuazione, rimane complessivamente elevata. Allo stesso tempo, la Bce ha sottolineato che l'economia reale si sta indebolendo e che le condizioni di finanziamento si stanno restringendo, frenando la domanda. La comunicazione sul raggiungimento di livelli di tassi restrittivi è stata eliminata dal comunicato. Tuttavia, data l'enfasi posta sull'inflazione, riteniamo che la dichiarazione sia stata scritta di proposito per non fornire alcuna forward guidance sui futuri tassi di interesse.

La Presidente Lagarde ha ribadito la dipendenza dai dati nella sua conferenza stampa, arrivando ad affermare che potrebbe fare una pausa o un rialzo a settembre, senza però dare alcuna indicazione certa in merito. Ha ribadito più volte che entrambi i risultati sono possibili.

Nonostante le dichiarazioni della Presidente Lagarde, i mercati hanno interpretato la guidance odierna come un chiaro segnale dovish. Come anticipato, riteniamo che la Bce sia invece orientata verso la piena dipendenza dai dati. Si tratta di una differenza importante. In questa fase del ciclo dei dati, ciò non aumenta la probabilità di una pausa a settembre. I dati sull'inflazione di domani e lunedì saranno fondamentali per la Bce. A oggi, al momento di prendere una decisione e fornire indicazioni future, il Consiglio direttivo non ha ancora preso visione dei dati che verranno pubblicati domani e lunedì. Un'inflazione core CPI superiore alle attese domani e lunedì potrebbe facilmente portare a non scontare più “un atteggiamento dovish percepito" dopo la riunione di oggi.

Le previsioni sull'inflazione in questo periodo rimangono difficili. Tuttavia, sappiamo che un'inflazione elevata sembra essere persistente nell'area euro. L'unico altro dato che potrebbe impedire alla Bce di procedere a un rialzo è un aumento della disoccupazione, ma il recente calo della disoccupazione spagnola rende improbabile un suo aumento a breve termine nell'area euro. Continuiamo quindi a ritenere più probabile che i dati siano a favore di un rialzo dei tassi a settembre.

Konstantin Veit, gestore di portafoglio di PIMCO

La riunione odierna ribadisce la nostra opinione secondo cui la BCE potrebbe continuare ad aumentare i tassi di interesse, ma riteniamo che si stia avvicinando alla quota di crociera. L'attenzione si sta gradualmente spostando dal livello preciso dei tassi di interesse finali alla probabile durata dei picchi.

A nostro avviso, i rischi rimangono inclinati verso tagli dei tassi più tardivi rispetto alle aspettative del mercato.

Riteniamo che, affinché l'inflazione torni a normalizzarsi completamente verso l'obiettivo del 2% della BCE, sarà probabilmente necessario un ulteriore raffreddamento dell'economia e una certa debolezza del mercato del lavoro.

Ci aspettiamo che la BCE proceda a una riduzione anticipata dei reinvestimenti del PEPP, possibilmente nel corso dell'anno. Non ci aspettiamo che escluda categoricamente di vendere le sue partecipazioni obbligazionarie, ma continuerà a concentrarsi su una graduale e ordinata riduzione passiva dei reinvestimenti.

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