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Gabriele Roghi, di Banca Cambiano 1884 Spa, è il nostro Fund Selector del Mese
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Gabriele Roghi, di Banca Cambiano 1884 Spa, è il nostro Fund Selector del Mese

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18 MAG, 2023

Di Teresa M. Blesa di RankiaPro

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Gabriele Roghi ha conseguito la laurea in Scienze Economiche e Bancarie presso l'Università di Siena. La discussione della sua tesi di laurea riguardava la Tecnica di borsa e aveva come titolo "Dalla Moderna Teoria del Portafoglio alla Finanza Comportamentale".

Dal marzo 1999, presso CABEL SIM, ha iniziato a redigere la documentazione informativa giornaliera sui mercati finanziari da inviare alle banche che collocano i prodotti della Sim. Successivamente, è diventato Gestore junior di una linea di investimento Flessibile azionaria GPM e, all'inizio del 2000, è stato nominato responsabile delle linee di investimento Flessibile GPM, Obbligazionaria GPM e Portafogli Istituzionali.

Con il passaggio di Cabel Sim a Invest Banca, nel 2002 è entrato a far parte del Team di gestione del portafoglio di Proprietà, di cui ha fatto parte fino al 2003, quando è stato nominato Responsabile delle Gestioni Patrimoniali della Banca. Ha ricoperto tale ruolo fino al 2012. Successivamente, fino al 2020, ha assunto la posizione di Responsabile Consulenza Investimenti & Sviluppo Prodotti e di Responsabile Strategia Asset Management (Gestioni Patrimoniali e Consulenza).

Alla fine del 2021, con l'incorporazione di Invest Banca da parte di Banca Cambiano 1884 Spa, è stato designato Market Strategist e Co-Asset Manager per le linee di gestione offerte dalla Banca nella nuova struttura di Gestione Patrimoniale.

Oggi, Gabriele Roghi è il nostro Fund Selector del mese.

Quando e come ha iniziato la tua carriera nel settore finanziario? 

Subito dopo aver conseguito la laurea in Scienze Economiche e Bancarie all’Università di Siena con una tesi intitolata “Dai mercati efficienti alla finanza comportamentale” ad inizio 1999 sono entrato a far parte del team di investimento di una Sim toscana che poi nel 2000 si è trasformata in banca focalizzata sulla finanza e sugli investimenti che due anni fa è stata incorporata dalla Banca Cambiano 1884 Spa.

La piccola dimensione di queste realtà mi ha dato fin da subito la possibilità di poter apportare il contributo concreto delle mie conoscenze accademiche nel processo e nell’organizzazione del lavoro che i manager che le guidavano mantenevano estremamente flessibile, dinamico ed aperto alle innovazioni di prodotto, dei processi e dell’organizzazione delle strutture. Ho avuto quindi la duplice fortuna di poter apprendere dai colleghi più anziani le conoscenze che solo la pratica lavorativa ti consente di avere, ma ho anche avuto la possibilità di incidere fin da subito su alcuni aspetti di gestione dei portafogli che in contesti più strutturati con nomi altisonanti avrei potuto forse ottenere solo dopo molti anni di gavetta. 

Quali parti del tuo lavoro ti piacciono di più? 

La selezione degli strumenti è solo l’ultima fase di un processo piuttosto strutturato che deve immancabilmente iniziare dalla decodifica e dall’analisi dello scenario macroeconomico, geopolitico (per anni ignorato o lasciato nel dimenticatoio, ma che era e resta decisivo per comprendere le dinamiche che muovono i rapporti tra i paesi ed i fattori di produzione), delle dinamiche sociali ed ovviamente dallo stato di salute, dai segnali impliciti e dall’andamento dei mercati finanziari; per individuare a cascata l’asset allocation ed i segmenti di investimento coerenti e potenzialmente favoriti dal contesto che si va a delineare, per giungere alla selezione degli strumenti funzionali a questo processo logico.

La mia preferenza cade sulla prima parte del processo: leggere fonti di politica interna ed internazionale dei principali paesi che muovono le dinamiche geoeconomiche, studiare i movimenti dei prezzi delle materie prime e dei tassi di interesse, cercare di ipotizzare un quadro coerente che cerchi di tenere insieme ciò che vediamo sui mercati con ciò che invece ci dice la storia in casi analoghi, capire quanto sia forte l’indirizzo che i flussi finanziari danno ai mercati al di là delle logiche puramente macroeconomiche o della redditività aziendale, valutare il peso dell’indirizzo che alcuni Stati riescono ancora a dare, magari contrastando in alcuni casi specifici i flussi provenienti dai capitali immessi da un competitor che ha interessi contrapposti è la parte più avvincente dell’attività  di uno strategist o di un asset manager che in ogni caso deve far fronte a tutte queste variabili.

Cercare di interpretarle, comprendere il linguaggio che esprimono attraverso l’andamento dei prezzi che si vedono sui mercati è un’azione per me molto affascinante, una sorta di tentativo di “traduzione” di una lingua sconosciuta da tavolette ed iscrizioni criptiche ed in alcuni casi oscure in un esercizio che, mi si passi l’esempio, accosta l’attività di Market Strategist o di Fund Selector a personaggi cinematografici indimenticabili ed amatissimi come Indiana Jones o Robert Langdon del Codice da Vinci. 

Potresti parlarci del tuo processo di selezione di fondi? 

Il nostro processo è modulare e si compone di più fasi. Per prima cosa aggiorniamo il nostro database con le novità dell’offerta che continuamente viene aggiornata dalle varie case di investimento. Incontriamo costantemente i sales di tutte le case che ci illustrano la loro offerta, ci propongono analisi aggiornate e parliamo con i gestori dei portafogli che ci interessano di più per avere maggiori informazioni sulla politica di gestione del portafoglio e sulla loro visione del mercato.

In seguito, iniziamo con l’analisi quantitativa dei dati che ha una frequenza quindicinale che mette in evidenza i movimenti nelle classifiche elaborate applicando oltre alle consuete metriche di rischio e rendimento anche nostri indicatori di sintesi proprietari. L’ingresso nel primo quartile di un nuovo comparto ci porta ad una analisi approfondita dello stesso in termini qualitativi (rating ESG, costi, masse, longevità del track record, ecc…); a quel punto attendiamo che anche nelle successive valutazioni il nuovo comparto confermi la propria presenza nel primo quartile di classificazione ed a quel punto confermiamo l’ingresso del comparto nel secondo livello di selezione in una lista di “merito” in cui si effettua un confronto approfondito e diretto con i comparti della stessa categoria di investimento che risultano al momento presenti nei portafogli.

Questa ulteriore analisi di confronto viene effettuata utilizzando software ed applicativi specializzati che sancirà l’eventuale avvicendamento di un comparto presente in portafoglio ma non più eccellente, con un altro che invece risulterà migliore e che per questo farà l’ingresso nei portafogli di investimento.

Quante sono le persone nel tuo team e come è organizzato? 

Sono molto felice e fiero di far parte di un team di gestione composto da quattro persone (o meglio amici) eccellenti, con le quali riusciamo a formare una squadra che lavora con un unico obiettivo anche se ognuno ha compiti e competenze differenti dagli altri (back e middle office, comunicazione e marketing, strategia di investimento e selezione degli strumenti).

Siamo tutti uguali però nel fornire una quota indispensabile di specifiche competenze necessarie per raggiungere l’obiettivo di fornire ai nostri clienti il miglior servizio di gestione dei portafogli possibile, attraverso scelte ben motivate, ponderate e che siano fatte nel miglior interesse del cliente finale. Ognuno conosce il proprio ruolo ed i propri compiti ed interagisce con i colleghi in armonia per raggiungere i risultati che il team si prefigge riuscendo a produrre una sinergia che è maggiore della somma delle singole competenze. 

Come organizzi tutta l’informazione con cui lavori?

Mi aiutano le scadenze di report e documenti che produciamo costantemente e che praticamente dettano l’agenda informativa. Come detto in precedenza la fortuna di avere lavorato in realtà di piccole dimensioni mi ha dato la possibilità di accedere a tutta una serie di attività e conoscenze che nelle realtà più grandi sono completamente differenziate e ben distinte le une dalle altre.

Per questo posso spaziare su diversi ambiti di attività che in ottica interdisciplinare mi consentono di avere una prospettiva d’insieme. Il flusso di dati ed informazioni è molto ampio e composito, ma riesco a renderlo fruibile per me e per la Banca attraverso la finalizzazione in documenti e report periodici di analisi che coprono elementi di analisi macro (che utilizzo per i report periodici che vengono inviati alla rete ma che costituiscono anche una componente determinante nelle analisi dei Comitati di Investimento) a quelle prettamente di analisi tecnica e grafica dei mercati finanziari e dei singoli strumenti (che costituiscono la parte integrante delle analisi giornaliere o degli aggiornamenti spot inviati ai colleghi), fino ad arrivare alle attività di analisi e selezione qualitativa e quantitativa degli strumenti che poi vengono ulteriormente sviluppate nell’elaborazione dei portafogli di investimento che esprimono la sintesi di tutto il lavoro precedente.  

Riguardo all'analisi qualitativa, quale tipo di informazione trovi più importante? 

Il nostro processo è modulare e si compone di più fasi. Iniziamo con l’analisi quantitativa quindicinale dei dati di rendimento e rischio di tutti i comparti che abbiamo a disposizione nel nostro universo investibile, che vengono rielaborati attraverso un nostro indicatore proprietario che pondera ed integra in un unico indice i fattori di rendimento e di rischio per conferire a ciascun comparto un coefficiente che andiamo a confrontare con i competitor della classe di appartenenza per giungere ad una classifica di merito tra pari.

Questa prima fase è decisiva nel nostro processo, perché ci fornisce un primo elemento indispensabile di valutazione comparata. L’obiettivo che vogliamo cogliere è quello di verificare la consistenza del fondo/sicav a fornire risultati superiori alla media e misurare la costanza della prestazione offerta dal gestore. Crediamo che sia molto importante verificare costantemente se la performance registrata sia stata solo il frutto di un caso fortunato che non potrà ripetersi o se  dipenda da un indesiderato eccesso di rischio assunto.

Lo strumento analizzato procederà nei passi successivi del processo solamente se avrà dimostrato di confermarsi tra i migliori della propria categoria per un numero sufficientemente lungo di misurazioni che statisticamente caratterizzano solo gli strumenti che riescono a dare continuità alle proprie capacità di gestione. L’investimento in OICR deve fornire all’investitore al di là delle valutazione in termini di rischio e rendimento anche una forte convinzione che la gestione del portafoglio sia focalizzata su risultati di lungo termine verificati nel track record del fondo.

Qual è la sfida più grande che hai dovuto affrontare come fund selector? 

Credo che la difficoltà maggiore a cui sono chiamati i selezionatori di fondi sia quella di riuscire a dosare  correttamente i comparti più efficienti nelle asset class che tradizionalmente costituiscono la parte preponderante dei portafogli con i nuovi segmenti di investimento, le nicchie di mercato o i nuovi trend di investimento.

Se da un lato bisogna cercare di proporre selezioni che riescano a fornire rendimenti efficienti in termini di rischi o e rendimento, dall’altro bisogna in qualche modo “buttarsi” oltre la propria zona di confort; perché il mercato chiede quegli strumenti particolari, che sono di gran moda, ma che non hanno ancora un track record di prestazioni che possa essere in qualche modo filtrato dai sistemi di selezione e dall’esperienza dei gestori. La scelta a volte sembrerebbe obbligata (non si può deludere il mercato), ma l’esperienza consiglia di essere più cauti perché spesso non solo i gestori di questi nuovi comparti, ma anche queste nuove nicchie di mercato stesse, potrebbero non durare a lungo e questo apre uno spiraglio al dubbio di poter essere etichettato come gestore “vintage” oppure di rischiare di intaccare un modus operandi consolidato e testato nel corso del tempo per entrare in settori innovativi e come tali, probabili fonte di volatilità e di possibili rischi.

Direi che una delle sfide da affrontare di continuo sia proprio questa: trovare ogni volta un punto di equilibrio che ci consenta di scegliere in modo opportuno, coniugando certezze di lungo corso con visioni di prospettiva più intuitive, per evitare di arrivare troppo tardi in un trend che corre forte, ma evitando allo stesso tempo di essere troppo frettolosi e risultare tra i pionieri che si avventurano in una impresa di cui non coglieranno buoni frutti.

Cosa ti piace fare quando non lavori?

Fino a qualche anno fa avrei risposto con: faccio sport ed attività fisica non appena posso, con particolare passione per il calcio. Con il tempo la risposta è cambiata, nel senso che resto molto appassionato di sport, ma purtroppo quasi esclusivamente come utente televisivo o spettatore sugli spalti.

In compenso ho mantenuto la buona abitudine di leggere molti libri (oltre alle analisi che la dipendenza dal lavoro per me comporta), che aggiungo volentieri alla mia libreria, perché preferisco ancora il cartaceo alle nuove forme di lettura più tecnologiche, ma che a mio parere hanno la decisiva controindicazione di togliere al lettore il piacere di sentire il suono e l’odore di una buona carta con cui giocherellare nelle pause di lettura. 

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