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Strategie di investimento: la nuova era che ci aspetta è lenta e richiede pazienza
Prospettive di mercato

Strategie di investimento: la nuova era che ci aspetta è lenta e richiede pazienza

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AUTORE: Laurent Denize, Global Co-CIO, di ODDO BHF Asset Management

La maggior parte degli osservatori considera il 2022 come un anno storico. Con la guerra in Ucraina, il drastico aumento dell'inflazione, la rapida conclusione dell’era del credito a basso costo e lo shock energetico, gli investitori non sapevano dove guardare. Le azioni hanno subito un forte ribasso, perdendo in media il 15%, ma, eccezion fatta per tecnologici particolarmente sopravvalutati, non è stato un completo disastro, se confrontato con altri crolli di borsa, anche del recente passato. Gli investitori obbligazionari, invece, hanno vissuto la tempesta perfetta con perdite superiori anche al 17%, come nel caso dei titoli di stato europei, colpendo in modo inaspettato i porti sicuri degli investitori. Il peggio è ormai alle spalle?

Innanzitutto, i temi del 2022 continueranno anche quest’anno, seppure con un impatto minore. L'inflazione calerà più rapidamente negli Usa che in Europa. L'inflazione core (energia e alimentari esclusi) avrà un ruolo decisivo per il futuro. Solo quando anche questa scenderà, le banche centrali potranno mettere fine alla loro politica monetaria restrittiva.

La sensibilità dei mercati alla politica monetaria è stata evidente a dicembre, considerata la reazione a ciò che è stato percepito come una comunicazione eccessivamente dura rispetto agli aumenti dei tassi già previsti. L'improvviso dietro-front della Cina sulla politica zero-Covid rappresenta un rischio per le catene di approvvigionamento, a causa dell’aumento nelle infezioni, ma potrebbe anche scatenare un’impennata nella crescita, e purtroppo anche dei costi, in un contesto di espansione contenuta durante l’anno. Tali incertezze permarranno ancora per qualche tempo, motivo per cui gli investitori saranno attendisti.

Prima le obbligazioni, poi le azioni

In termini di valutazioni, le obbligazioni sono più interessanti. Da molti mesi a questa parte, i tassi d'interesse a breve termine sono superiori a quelli a lungo termine, cosa che viene generalmente vista come segnale di un'imminente recessione. La portata di quest’inversione si è recentemente corretta in modo lieve, ma gli investitori continuano a prevedere che un difficile contesto economico possa portare la Fed a un primo taglio dei tassi verso fine anno. Non pensiamo che questa ipotesi si materializzerà. Anche se continuiamo a consigliare un approccio cauto ai titoli di stato, le obbligazioni corporate offrono ancora buone opportunità di rendimento.

Malgrado la recente contrazione degli spread, i rendimenti sono ai massimi storici e sono quindi un cuscinetto in caso di futuri, seppur imprevisti, aumenti dei tassi d’interesse. Gli emittenti del segmento investment grade dispongono di sufficiente liquidità per affrontare fasi più complesse. Anche le azioni oggi sono valutate in modo più interessante, ma la correzione non è stata abbastanza grave da eliminare tutte le valutazioni eccessive.

Soprattutto negli Usa, i premi per il rischio non abbondano, mentre l’Europa appare meglio preparata per una fase di ulteriori aumenti dei tassi d’interesse. A livello valutario, politiche monetarie divergenti su entrambe le sponde dell’Atlantico potrebbero mettere fine all’impennata del dollaro.

Siamo dell'opinione che convenga concentrarsi prima sulle obbligazioni, con la prospettiva di incrementare l’esposizione alle azioni a fine anno. Con questo approccio, identifichiamo le seguenti priorità:

Obbligazioni

Sia le obbligazioni investment grade sia quelle high yield offrono, secondo noi, buone prospettive. Con un occhio a un profilo rischio-rendimento interessante, preferiamo il segmento Euro high-yield, dove è ancora possibile ottenere rendimenti positivi, anche nel caso di scenari estremamente negativi.

Azioni

All’interno del nostro scenario di base di moderata recessione in Europa e di rallentamento economico globale, le azioni europee, in particolare quelle ancora estremamente sottovalutate, hanno un potenziale di crescita. Le banche europee, che beneficiano dell’aumento dei tassi d’interesse, scambiano a uno sconto che non può essere giustificato soltanto dalla loro inferiore redditività rispetto alle loro controparti d’oltreoceano. I tecnologici statunitensi si sono significativamente deprezzati. Chi è convinto del futuro della digitalizzazione (e anche chi non lo è!) oggi può trovare società leader di mercato in aree quali i servizi finanziari e di pagamento, l’e-commerce, l’intelligenza artificiale, il cloud computing a prezzi che non si vedevano da tempo. Per le small cap,che ultimamente hanno faticato, è importante attendere il picco dei tassi d’interesse.

Infine, le valutazioni e i dati macro dei mercati emergenti raramente sono stati così favorevoli.

Outlook

Lo shock del 2022 continua a riecheggiare anche nel nuovo anno. La nuova era che ci aspetta è lenta e richiede pazienza. Affinché avvenga un significativo riposizionamento, l’inflazione deve raggiungere il proprio picco, il ciclo di rialzi dei tassi deve giungere a conclusione, la curva dei rendimenti deve stabilizzarsi e i principali indicatori di mercato devono toccare i minimi. Non si possono escludere brutte sorprese riguardo inflazione e politica monetaria, ma è probabile che in questo nuovo anno riusciremo a concentrarci più sulle opportunità che sui rischi.

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