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Carnevale: come smascherare fondi vestiti da ESG?
Fondi ESG

Carnevale: come smascherare fondi vestiti da ESG?

In questi giorni, Venezia vive il culmine del Carnevale, la festa in maschera per eccellenza. Tuttavia, nel mondo degli investimenti, alcuni fondi si camuffano da ESG durante tutto l’anno: oggi, tre esperti ci spiegano le chiavi per identificarli.
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Aggiornato:

12 FEB, 2024

Di Teresa M. Blesa di RankiaPro

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In questi giorni, Venezia vive il culmine del Carnevale, la festa in maschera per eccellenza, dove la magia risiede nell'illusione: ognuno può indossare gli abiti più fantasiosi e le maschere più lussuose, fingendo di essere una persona completamente diversa per un paio di giorni. Tuttavia, nel mondo degli investimenti, alcuni fondi si camuffano da ESG durante tutto l'anno, cercando di apparire ciò che non sono. Oggi, tre esperti ci spiegano le chiavi per identificare questi fondi mascherati da ESG e evitarne l'investimento in strategie che praticano il greenwashing.

Valérie Demeure, Head of ESG Analysis, Ofi Invest AM

Valérie Demeure, Head of ESG Analysis, Ofi Invest AM

Dato che la regolamentazione appare fumosa e molto eterogenea da una nazione ad un’altra, anche le pratiche applicate dai fund manager tendono a differire molto quando si tratta di inserire la componente ESG nei portafogli di investimento. Tuttavia, ci sono comunque delle accortezze che si possono prendere per capire se gli standard ESG sono rispettati.

Il primo è verificare se il fondo ha ricevuto un riconoscimento in merito, come la francese SRI label, la tedesca FNG, la belga Towards Sustainability o anche la Luxflag per il Lussemburgo. Per ottenere ognuna di queste classificazioni, i gestori devono sempre rispettare delle soglie minime, che però possono essere anche molto diverse tra loro. Inoltre, ottenere queste label non è obbligatorio e fermarsi qui potrebbe significare rinunciare a delle opportunità.

Per questo, suggeriamo agli investitori di verificare sempre la metodologia ESG applicata dai fund manager: se in un fondo sono integrate differenti approcci, come il rating ESG, l’analisi delle controversie in ambito di sostenibilità, policy di settore e normative, pratiche di stewardship e policy di voto, magari con dei prerequisiti autoimposti e illustrati, allora possiamo essere abbastanza sicuri che i rischi e le opportunità finanziari collegati siano adeguatamente gestiti. Un altro aspetto da monitorare attentamente è il rapporto tra il fund manager e le imprese incluse nel portafoglio. Se queste ultime non dovessero gestire adeguatamente i rischi connessi all’aspetto ESG, allora dovremmo aspettarci che il primo metta in pratica una serie di misure punitive sempre più pesanti che possano culminare anche nel disinvestimento.

Infine, è importante mantenere la guardia alta anche con le strategie dedicate proprio alla sostenibilità, come i tematici sul clima o sulla biodiversità, in quanto potrebbero comunque essere carenti dal punto di vista dell’impatto sociale, della qualità di prodotti e servizi o del trattamento delle risorse umane. È importante, quindi, adottare degli accorgimenti che ci assicurino che le imprese non trascurino altri aspetti della componente ESG nella loro attività, come previsto dal concetto di “Do not Significantly harm”, espresso dalla regolamentazione SFDR europea.

Un ultimo consiglio pratico per verificare quanto la sostenibilità è tenuta in considerazione da un fondo è quella di paragonare il suo approccio con quello di un competitor avente una filosofia simile, così da identificare quale possiede l’approccio più solido ed evitare il rischio greenwashing.

Roberto Grossi, Vicedirettore Generale, Etica Sgr

Roberto Grossi, Vicedirettore Generale, Etica Sgr

Tra i possibili strumenti a disposizione dei risparmiatori per non cadere in balia di investimenti che si possono dire solo mascherati di verde, vi è sicuramente lo studio e l’analisi della documentazione d’offerta che accompagna i prodotti di investimento. Oltre a questo, in Etica Sgr consideriamo fondamentale comunicare in modo trasparente l’approccio strategico alla sostenibilità, che per noi passa attraverso il processo di investimento per arrivare alla governance e alla strategia aziendale. In questo modo gli investitori diventano pienamente consapevoli di ogni aspetto del loro investimento. 

Ovviamente poi, riveste un ruolo fondamentale la selezione degli emittenti inclusi nei diversi fondi sostenibili disponibili oggi e i criteri che ne sono alla base. Ad oggi non esiste un modello standard di riferimento per la valutazione degli emittenti, e i rating ESG tradizionali difficilmente consentono di raggiungere un alto livello di granularità nella valutazione degli ambiti di sostenibilità. Per questo in Etica Sgr ci siamo dotati di un approccio altamente analitico, un modello di selezione proprietario che grazie al lavoro di un team interno di analisti ESG e l’ausilio di un Comitato Etico autonomo e indipendente mira ad avere una conoscenza approfondita degli emittenti oggetto di investimento dal punto di vista ambientale, sociale e della governance (ESG)

Questo processo rappresenta uno degli elementi distintivi del nostro business: da sempre la sostenibilità è nel nostro DNA e guida, in modo imprescindibile, tutte le nostre scelte, non solo di investimento. Dal 2000, anno della nostra fondazione, molte cose sono cambiate a livello di mercato, di normativa, di competizione. Ma siamo comunque orgogliosi di poter dire che la nostra mission e la nostra identità si sono sempre confermate nel tempo: siamo una società di investimento al 100% specializzata nella finanza etica e proponiamo esclusivamente una gamma di prodotti responsabile. In un’epoca di greenwashing e socialwashing, è importante che le dichiarazioni di sostenibilità di un asset manager siano seguite da azioni concrete, e non siano solo orientate a seguire la domanda del mercato, dando alla sostenibilità un ruolo solo residuale, guardando molto alle dinamiche di prodotto e non all’offerta nel suo complesso.

Il nostro obiettivo è quello di coniugare crescita economica e responsabilità sociale, comunicando in modo trasparente i nostri valori e le nostre scelte d’investimento, per permettere agli investitori di acquisire le informazioni chiave per scegliere con consapevolezza e comprendere il significato di un approccio ESG a tutto tondo. 

Massimiliano Comità, Portfolio Manager AISM Luxembourg

Massimiliano Comità, Portfolio Manager AISM Luxembourg

L'Indice STOXX 600 ESG comprende quasi tutti i titoli presenti nell'Indice STOXX 600. Di conseguenza, il tracking error tra questi due indici su un arco temporale di cinque anni è praticamente nullo. Questo fenomeno ha anche facilitato la trasformazione di molti fondi articolo 6 in fondi articolo 8. Di fronte a questa situazione, emergono due possibili interpretazioni: o le principali aziende, almeno quelle europee, stanno effettivamente adottando un nuovo approccio alla sostenibilità promosso dall'Europa, oppure risulta complicato discernere ciò che è veramente sostenibile da ciò che non lo è. Probabilmente, la realtà è una combinazione dei due aspetti: alcune aziende attuano o promettono piccoli passi verso la sostenibilità, sufficienti per migliorare il loro punteggio ESG, mentre dall'altra parte mancano criteri oggettivi per valutare in modo affidabile la sostenibilità, senza dimenticare che i giudizi dei fornitori di dati ESG non sono sempre omogenei.

L'Europa sta facendo sforzi significativi con la sua Tassonomia, attualmente sviluppata parzialmente per quanto riguarda l'aspetto ambientale, anche se i dati disponibili restano carenti, soprattutto per le aziende non europee. È importante notare che, anche se altri Paesi adottassero le loro tassonomie, queste potrebbero non essere in linea con quella europea, aggiungendo ulteriore confusione.

Un primo passo per mitigare il rischio di greenwashing consiste nel distinguere i fondi articolo 9, o "verdi scuri", da quelli articolo 8, con sfumature di verde meno intense. Una Tassonomia completa su ogni aspetto ESG sarebbe di grande aiuto: la reportistica introdotta dal Regolamento SFDR sarebbe efficace se fossero disponibili dati completi sulla composizione dei fondi. Al momento, tuttavia, ci troviamo di fronte a una limitata copertura delle attività elegibili (ovvero quelle non incluse nella Tassonomia) prima di poter valutare le attività pienamente allineate ad essa.

In attesa di dati completi, dobbiamo affidarci a una reportistica trasparente che includa, per esempio, la composizione del portafoglio per punteggio ESG, utilizzare la reportistica SFDR per i fondi articolo 8 e articolo 9 e, infine, forse il modo attualmente più efficacie, seppur più difficile, valutare la composizione effettiva del portafoglio per capire quali settori o temi sono più rappresentati, come le energie alternative, l'idrogeno, la cattura della CO2, il riciclo, la ristrutturazione degli edifici, l’elettrificazione della viabilità, l'automazione, la digitalizzazione, ecc., ossia i temi promossi dall'Europa per raggiungere l'obiettivo di neutralità carbonica entro il 2050.

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