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Qual è il ruolo delle donne nel settore finanziario e dei fondi?
Prospettive di mercato

Qual è il ruolo delle donne nel settore finanziario e dei fondi?

Oggi Gabriella Berglund (Comgest Italia), Stefannia Paolo (BNY Mellon Investment Management) e Paule Ansoleaga (Arcano Partners)ci spiegano qual è il ruolo delle donne nell’industria finanziaria e dei fondi attualmente e quali sono le sfide principali per la diversità in questo contesto.
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8 MAR, 2024

Di Teresa M. Blesa di RankiaPro

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L'industria finanziaria e dei fondi è da tempo considerata un terreno prevalentemente maschile, ma negli ultimi anni c'è stato un notevole cambiamento. Le donne stanno emergendo sempre più come figure influenti in questo settore, portando con sé una prospettiva unica e una vasta gamma di competenze. Oggi Gabriella Berglund (Comgest Italia) e Stefannia Paolo (BNY Mellon Investment Management) ci spiegano qual è il ruolo delle donne nell'industria finanziaria e dei fondi attualmente e quali sono le sfide principali per la diversità in questo contesto.

Gabriella Berglund, Branch Manager, Comgest Italia

Gabriella Berglund, Branch Manager, Comgest Italia

Le persone, in particolare nel settore della gestione patrimoniale, tendono regolarmente a parlare di diversità, un termine che di per sé è piuttosto privo di significato. Tuttavia, se considerato un “carburante”, potrebbe dimostrarsi inestimabile se combinato con un motore inclusivo e con una vera cultura meritocratica, in cui viene apprezzato il contributo di tutti. 

Un “pensiero di gruppo” omogeneo corre il rischio di creare un effetto gregge molto simile a quanto osservato nella crisi finanziaria del 2008, durante la quale gli investitori "non considerarono tutti i rischi e l'intera gamma" di risultati, e molti insider bancari segnalarono i rischi ma vennero ignorati. Siamo ben consapevoli che l’autentica divergenza di opinioni stimola la richiesta di maggiori informazioni e la ricerca di alternative a un problema, che si traducono in performance migliori.

Un team omogeneo può ritenersi efficiente perché la collaborazione sembra molto facile. Al contrario, un team diversificato con visioni contrastanti e sfidanti può sentirsi inefficiente, ma gli studi dimostrano che tende a produrre risultati migliori. Questo perché il processo decisionale è decisamente più difficile. Un team diversificato possiede conoscenze più ampie e probabilmente sarà più creativo e fantasioso nel risolvere i problemi. 

Negli ultimi cinque anni, la diversità di genere ha registrato un modesto aumento, con un incremento dell’1% del numero di gestori di portafoglio donne che ora rappresentano l’11,8% del totale, mentre nel 2019 il divario retributivo medio nel settore della gestione degli investimenti risultava essere pari al 31%. A questo ritmo ci vorranno 200 anni per raggiungere la parità di genere (in linea con la popolazione globale).

Realizzare un profitto non è l’unico scopo di un’azienda e forse è il paradigma della “vecchia scuola”. L’importante non è investire nelle “persone” nei momenti positivi, ma farlo anche nei momenti negativi. Durante la pandemia abbiamo prestato molta attenzione all’intento strategico delle nostre società partecipate in materia di fidelizzazione dei dipendenti, di supporto e ristrutturazioni. In base alla nostra esperienza, sappiamo che una leadership focalizzata sul lungo termine e la protezione del personale possono tradursi in risultati futuri premianti.

Stefanina Paolo, Country Head Italia, BNY Mellon Investment Management

Stefanina Paolo, Country Head Italia, BNY Mellon Investment Management

Come ogni anno, per noi del settore – e non solo – la Giornata internazionale della donna è un’occasione per fare il punto sull’inclusività nel mondo dell’asset management. La buona notizia è che la finanza ha compiuto dei grandi passi avanti nell’ultimo decennio, e continua a migliorare passo dopo passo. Vediamo sempre più donne in posizioni apicali, e BNY Mellon IM ne è un buon esempio; basti pensare alla nostra Global Head, Hanneke Smits, impegnata anche come Global Chair del 30% Club, associazione internazionale nata per sostenere la percentuale femminile nei board e tra il senior management delle aziende.

Vogliamo però parlare non soltanto di gender parity, ma di diversità in senso ampio; diversità di genere, di provenienza sociale e culturale. Una diversità che rappresenta una ricchezza per la società nel suo complesso, e anche per gli asset manager e per gli investitori. Avere una pluralità di punti di vista differenti, di competenze, e di attitudini personali, non può che stimolare la ricerca di soluzioni nuove e diversificate, tanto più importanti quando si parla di un approccio attivo alla gestione di fondi.

In senso lato è questo il “ruolo” delle donne nel settore finanziario; ovvero, ciò che è richiesto sul posto di lavoro è uguale per tutti, indipendentemente dal genere o dal background, ma ogni individuo contribuisce a idee e risultati con la propria unicità, la propria cultura, il proprio modo di pensare. E allora, tanto più è ricco e diversificato è l’insieme delle risorse umane di una società di gestione, tanto maggiore sarà la sua capacità di innovare, o anche semplicemente di capire i diversi bisogni di tutte le tipologie di clienti – e muoversi per soddisfarli.

Il prezzo da pagare (se così si può dire) per beneficiare appieno di tutta questa potenzialità, è continuare a impegnarsi per superare il gender gap e favorire la diversity. Non bisogna adagiarsi sugli allori e pensare che la parità sia una meta scontata; richiede un impegno attivo da parte delle aziende, da parte dei network femminili, da parte di associazioni come il 30% Club”.

Paule Ansoleaga Abascal, Managing Director Italy, Arcano Partners

Da quando ho iniziato la mia carriera sono stati fatti grandi progressi verso la parità di genere, non soltanto per quanto riguarda le politiche aziendali inclusive, ma soprattutto per quanto riguarda la consapevolezza, pregiudizi di genere e cultura. Tuttavia, se da un lato sta aumentando il numero di donne che studia materie economico-finanziarie e lavora in finanza, dall’altro i progressi fatti non sono ancora sufficienti, soprattutto nei vertici. 

Diversi studi dimostrano che le donne sono meno del 25% dei dirigenti finanziari nel mondo. In Italia nei Cda delle società quotate le percentuali sono più alte, grazie alla legge Golfo-Mosca che ha imposto un 40% di presenza femminile, ma al di fuori di questo perimetro le percentuali calano in maniera drammatica. Nelle società finanziarie italiane le donne amministratrici delegate sono solo il 2%, nelle banche addirittura l’1%.

Ci sono quindi ancora molte sfide da affrontare: dagli stereotipi di genere, soprattutto quando si tratta di prendere donne in considerazione per posizioni chiave nel processo decisionale, alla cultura del settore ancora dominata da uomini. Ad ogni modo, le politiche ESG stanno aiutando moltissimo il settore finanziario. Un quadro più inclusivo, che dia priorità alla diversità di genere, può aiutare le donne a fare carriera e ad assumere posizioni di leadership.

A volte però la più grande sfida che devono affrontare le donne è nella loro mente! Gli studi dimostrano che spesso, quando a una donna viene offerta una promozione, inizia a pensare ai motivi per cui non si sente al 100% in grado di farcela. Questo accade raramente con gli uomini. Per evitare questa trappola, dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort, accettare nuove sfide, imparare nuove competenze, costruire un network solido, e soprattutto, far capire ai nostri capi quello che vogliamo. 

Per concludere, ritengo che le donne siano fortunate oggi. Sono molto richieste nel mondo della finanza in un ambiente che sta cambiando profondamente. La diversità aggiunge valore e ne siamo consapevoli. Sono convinta che non ci sia mai stato un momento così favorevole in cui le donne possono accedere al nostro settore, prenderne parte a pieno titolo e guidare la rivoluzione della sostenibilità, tanto necessaria per costruire un mondo migliore per tutti.

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