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Piero Del Monte, di Franklin Templeton, è il nostro Fund Manager del Mese
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Piero Del Monte, di Franklin Templeton, è il nostro Fund Manager del Mese

“Durante l’ultimo decennio l’industria dell’asset management ha subito e continuerà a subire grosse trasformazioni dovute all’automazione dei processi. La capacità di adattamento alle nuove tecnologie è fondamentale per la sopravvivenza ed il successo. Detto questo il fattore umano continua ad essere dominante”.
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7 FEB, 2024

Di Teresa M. Blesa di RankiaPro

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Piero del Monte

Piero Del Monte è vicepresidente, gestore di portafoglio e analista di ricerca per Franklin Templeton Fixed Income - Corporate Credit a Londra, nel Regno Unito. Del Monte è responsabile della gestione del European High Yield Fund, e del posizionamento degli asset European high yield assets.

Del Monte vanta oltre 23 anni di esperienza nell'industria dei servizi finanziari. Prima del suo attuale ruolo è stato gestore di portafoglio presso Generali Asset Management. Ha anche lavorato presso Cazenove come analista azionario specializzato in small caps europee. Poi si è unito a Franklin Templeton nel 2007 come gestore di portafoglio e analista di ricerca.

Del Monte si è laureato all'Università Bocconi di Milano con un punteggio massimo in Economia. Possiede anche una laurea magistrale in Finanza presso il Birkbeck College, Università di Londra. È membro della Società Italiana degli Analisti Finanziari (AIAF).

Quando e perché ha iniziato la sua carriera nel settore finanziario?

Sono andato a Londra una volta laureato, perché volevo vivere una nuova esperienza di vita. Sono successivamente riuscito ad ottenere una borsa di studio che mi ha consentito di conseguire un Master in Finance, presso il Birkbeck College di Londra. Al termine ho ricevuto diverse offerte di lavoro. Ho scelto di ricoprire il ruolo di equity analyst presso Cazenove&Co, all’epoca il broker inglese per eccellenza, perché questo lavoro mi avrebbe permesso di approfondire la mia conoscenza del mondo produttivo. Avevo vent’anni e sono riuscito a conoscere da vicino le maggiori realtà produttive italiane (da Brembo a Ducati, da Gewiss a Pinifarina). È stato un periodo fondamentale per la mia carriera professionale.  

Come si svolge un giorno quotidiano di lavoro per lei? Come organizza il suo tempo?

Il focus rimangono i risultati e il dialogo con le aziende in cui siamo investiti e con quelle che vogliono emettere nuove obbligazioni. Continuo ad integrare il lavoro di analista con quello di Portfolio Manager, perché ritengo che sia importante conoscere il contesto economico anche in prima persona oltre a leggere/ascoltare sempre gli aggiornamenti del nostro team di analisti con cui comunque dialogo giornalmente. Collaboro, inoltre, con il nostro team Macro, in quanto, particolarmente durante gli ultimi due anni, avere una corretta view sulla duration si è dimostrato un punto chiave per sovraperformare il benchmark e la concorrenza. A latere ci sono i colloqui con i market makers/brokers, i nostri traders per capire i flussi di mercato e l’attività di marketing per tenere informati i nostri clienti instituzionali e retail.

Quali principi chiave guidano il suo processo di investimento? 

Nel mondo Euro High Yield, la maggior parte dei default avvengono entro i 3 anni dall’emissione del bond, per cui accurate previsioni per i primi 2 anni di vita del bond ci consentono di evitare la maggior parte delle emissioni che alla fine vengono impiegate per le ristrutturazioni aziendali. Non c’e pertanto bisogno di spingersi in considerazioni di lungo periodo così come nel caso dell’equity dove gran parte del valore viene dato dal Terminal Value. Il relative value fa parte della seconda parte del processo di investimento per cui si ricercano società che a parità di rischio forniscono un rendimento più elevato. Ci sono poi considerazioni settoriali, di duration, i covenant che accompagnano ogni emissione, che rappresentano la parte finale del processo di investimento. Il portafoglio di solito include 80/100 emittenti. Cerchiamo di evitare i titoli più conosciuti dal mondo retail, perché tradano a spread meno remunerativi rispetto a titoli altrettanto solidi, ma meno conosciuti dal grande pubblico. Infine, mantenere una rigorosa disciplina a livello di trading è fondamentale per minimizzare i costi di transazione.  

Come sta adattando il suo portafoglio all'attuale situazione dei mercati?

Il fondo Franklin Euro High Yield è agile avendo un Net Asset Value di 310 milioni di Euro. Riusciamo pertanto a cambiare il nostro posizionamento in tempi relativemente brevi quantunque la filosofia di investimento sia di lungo periodo. Durante l’estate 2022 abbiamo incrementato l’esposizione a titoli con un credit rating singola B e inferiore perché ritenevamo che il trend dei prezzi fosse troppo penalizzante rispetto ai valori di recovery anche in una situazione di distress/default. Da Novembre ‘23 abbiamo deciso di attuare un posizionamento più difensivo, incrementando l’esposizione a crediti BB e in qualche caso investment grade e aumentando la liquidità del fondo. Indubbiamente sarebbe stato meglio non ridurre l’esposizione a crediti più rischiosi nel corso dello scorso novembre ma non abbiamo la presunzione di indovinare il timing del mercato alla perfezione, piuttosto preferiamo cercare di ottenere ritorni assoluti positivi contenendo la volatilità del fondo. In questo momento manteniamo un’esposizione cash leggermente più elevata a quello che storicamente abbiamo anche perché è ben remunerata e comunque ci attendiamo periodi di volatilità in cui potremmo far fruttare la liquidità ottenendo rendimenti più elevati.

Quale tipo di società è più interessante per lei quando cerca di costruire un portafoglio? In quali società non investirebbe mai?

Normalmente oltre la metà del portafoglio è dedicato a generare income per la cedola. Si tratta di titoli che riteniamo che pagheranno alla scadenza generando una modesta volatilità durante la vita del bond. La seconda parte del portafoglio è quella dedicata ad allocazioni che ci aspettiamo possano generare elevati utili e sovraperformare il mercato nonostante contribuiscano ad una maggiore volatilità del fondo. Per fare questa seconda selezione contiamo su un team di analisti, basati in Europa, Stati Uniti e Asia, con la maggiore esperienza sul mercato High Yield che monitorino da vicino società anche di dimensioni molto ridotte. Il nostro processo di investimento incorpora un rigido processo ESG. In particolare evitiamo società con una corporate governance debole e/o una struttura di gruppo complicata dove è facile generare bilanci che non sempre rispecchino la solidità dell’emittente.  

Qual è la sfida più grande che ha dovuto affrontare come Fund Manager?

Gli anni 2008 e 2020 sono stati certamente i più complessi da gestire. Nel 2008 avevo appena iniziato a lavorare presso Franklin Templeton e gestire la più grave crisi finanziaria dal dopoguerra in un contesto in cui ero conosciuto poco non è stato facile. Devo dire che i miei manager mi hanno sempre sostenuto e supportato perché la cultura alla base della nostra società prevede che le situazioni difficili si superino insieme collaborando per trovare le soluzioni migliori. Il 2020  è stato un anno che non ci dimenticheremo per il resto delle nostre vita. Il cambiamento repentino della nostra vita professionale (oltre che quella personale) per quanto mi riguarda è avvenuto senza traumi e la forte preoccupazione dei primi giorni riguardo al poter effettuare operazioni di trading in caso di riscatti è subito stata seguita dalla volontà di trovare opportunità di investimento in società ingiustamente penalizzate durante il sell off generalizzato a seguito dei primi lockdown europei. La notra presenza capillare e la nostra trasparenza nei confronti dei clienti ha fatto sì che non si verificassero riscatti rilevanti durante la primavera del 2020. 

Che consiglio darebbe a chi vuole intraprendere una carriera nel settore dell'asset management?

Durante l’ultimo decennio l’industria dell’asset management ha subito e continuerà a subire grosse trasformazioni dovute all’automazione dei processi. La capacità di adattamento alle nuove tecnologie è fondamentale per la sopravvivenza ed il successo. Detto questo il fattore umano continua ad essere dominante. Bisogna andare d’accordo con i colleghi e le controparti (banche d’investimento, consulenti, clienti, ecc.) e cercare di instaurare un dialogo costruttivo che parta dal principio della fiducia reciproca. Per finire, bisogna saper gestire i momenti di maggiore volatilità sui mercati, credere nelle proprie idee, ma anche mettere in discussione le proprie certezze. Avere ragione, ma con molto anticipo rispetto al mercato, il più delle volte non porta benefici. 

Cosa le piace fare quando non lavora?

Adoro stare all’aria aperta (per cui pratico diversi sport e cammino molto) e sono appassionato della natura. Mi piace osservare come cambi l’architettura pubblica, nel mio piccolo quartiere, ma anche in contesti più grandi.  Mi piace viaggiare, ma non necessariamente per andare lontano. Tutto considerato quello che mi fa più piacere è tornare a casa in Italia o in Spagna (terra d’origine di mia moglie). Sto anche cercando di imparare a suonare la chitarra, per adesso con modesto successo. 

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